- lunedì 17 Giugno, 2024

In Italia, i Buoni del Tesoro Poliennali (BTp) e i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) rappresentano due delle principali tipologie di titoli di Stato emessi dal governo italiano per finanziare il debito pubblico. Questi strumenti finanziari sono fondamentali per la gestione delle finanze dello Stato e offrono agli investitori diverse opportunità di investimento e rendimenti, a seconda delle loro esigenze di liquidità ed orizzonti temporali.

 

Analizziamo insieme l’argomento facendo una panoramica di questi strumenti di investimento!

1. L’onda lunga dei tassi d’interesse e le conseguenze sui titoli di Stato

Per contrastare l’inflazione, sia l’Europa che gli Stati Uniti hanno puntato su un forte aumento dei tassi d’interesse. Sia BCE che Federal Reserve si sono mosse allo stesso modo per frenare la domanda di accesso al credito e bloccare l’inflazione. Quando i tassi salgono, lo stesso fanno i rendimenti attesi dei titoli obbligazionari.

 

Per questo motivo, in fasi di mercato a tassi crescenti, l’investitore consapevole punta ad ampliare il proprio portafoglio di BOT, BTp ed altri titoli obbligazionari per riuscire a sfruttare l’onda lunga degli alti tassi d’interesse.

2. Cosa sono i BTP?

Per capire cosa conviene di più bisogna conoscere la differenza tra BTp e BOT. I Buoni del Tesoro Poliennali (BTp) sono obbligazioni a medio-lungo termine, con cedola fissa pagata semestralmente. Possono essere emessi con scadenze pari a 18 mesi, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni, mediante un procedimento chiamato asta marginale.

 

Il rendimento dei BTp deriva in parte dal flusso cedolare e in parte dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione o di acquisto ed il valore nominale (pari a 100) che viene rimborsato alla scadenza.

3. Cosa sono i BOT?

I BOT, o Buoni Ordinari del Tesoro, sono titoli di Stato. Nello specifico, sono titoli di debito a breve termine con scadenze fissate entro un anno, con tagli diversi da 3, 6 o 12 mesi.

 

Il breve termine entro il quale si apre e si chiude l’operazione comporta, per i sottoscrittori, minori rischi e di conseguenza minori rendimenti rispetto ai titoli di Stato che prevedono scadenze più lunghe, come i BTp. A differenza di questi ultimi, non distribuiscono cedole.

4. Cosa scegliere?

Per valutare lo strumento da preferire occorre intanto chiedersi se nel giro di poco tempo si avrà bisogno della liquidità investita. Laddove si riscontrasse tale necessità, i BOT sono la soluzione migliore perché di durata più breve.

 

Laddove tale esigenza venisse meno, si può valutare una scelta più libera andando a selezionare l’elenco dei BTp di medio e lungo termine, reperibile nel listino di Borsa Italiana, che fornisce un informativa completa in merito a rendimento atteso, scadenza ed andamento storico.

5. Le plusvalenze sui titoli di Stato

La plusvalenza che si realizza è soggetta all’imposta sostitutiva del 12,50%.

Tale imposizione che si applica sia sulle emissioni del dipartimento del Tesoro italiano, sia sui titoli governativi emessi da altri emittenti pubblici.

6. I titoli di Stato: uno strumento di debito per il paese

L’Italia ha uno dei debiti pubblici più alti al mondo, pari a 2.840 miliardi di euro e oltre il 140% del Prodotto Interno Lordo.

 

Una cifra simile può apparire difficile da immaginare, tuttavia dietro a questa mole di debito ci sono tanti creditori, che sono soggetti concreti: banche centrali, banche commerciali, fondi d’investimento italiani e stranieri e anche persone comuni che hanno deciso di investire i loro risparmi.

 

Ognuno di questi creditori detiene un pezzetto del debito pubblico tramite i cosiddetti titoli di Stato, cioè strumenti finanziari con cui lo Stato si fa prestare dei soldi per finanziare la sua spesa pubblica, e su cui paga degli interessi; allo stesso tempo, chi glieli presta fa un investimento che gli consente di ottenere dei guadagni.

7. Non c’è un solo titolo

Il Ministero dell’Economia ha creato vari tipi di titoli di Stato per renderli appetibili sul mercato e adatti alle esigenze più diverse. Si differenziano nelle scadenze, nelle modalità di pagamento degli interessi, nel fatto di essere indicizzati o meno all’inflazione, tra le altre cose.

 

I BOT e i BTp sono i titoli di Stato più tradizionali. Sono due modelli di base, da cui poi il Ministero dell’Economia ha creato nel tempo alcune varianti per rendere gli investimenti in titoli di Stato attrattivi a seconda anche del periodo storico. Il meccanismo di base però è sempre lo stesso per tutti: si comprano titoli versando soldi allo Stato, che saranno poi restituiti alla scadenza con gli interessi.

 

Ci sono per esempio i titoli di Stato legati all’inflazione, simili ai BTp le cui cedole e il cui rimborso finale sono però indicizzati all’inflazione europea, o il BTp Italia, che è invece indicizzato all’inflazione italiana: significa che se un anno l’inflazione in Italia è del 4%, anche la cedola del titolo indicizzato aumenterà del 4%.

 

All’inizio della pandemia da COVID-19, il Ministero dell’Economia creò i BTp Futura, che avevano come obiettivo quello di raccogliere denaro per sostenere l’economia durante la crisi economica innescata dalla pandemia. Di recente sono stati creati anche i BTp Valore, che possono essere comprati solo dai piccoli risparmiatori. Questi prevedono una cedola periodica ed un premio nel caso il titolo sia tenuto fino alla scadenza, circostanza che riguarda più il risparmiatore privato, mentre gli investitori professionali tendono a non farlo.

8. Come e dove si comprano BTp e BOT?

I titoli di Stato possono essere comprati in due modi:

 

  • Il primo è sul cosiddetto mercato primario, solamente nel momento dell’emissione dei titoli: il Ministero dell’Economia li propone agli acquirenti tramite aste che cura la Banca d’Italia e a cui bisogna registrarsi, indicando il valore dei titoli che si intende acquistare ed a quale prezzo. A queste aste possono partecipare solo investitori autorizzati, come fondi di investimento e banche: se una persona vuole comprare titoli di Stato sul mercato primario deve dare mandato alla propria banca, che farà un’offerta per suo conto, o può farlo tramite la propria piattaforma di home banking se abilitata al trading. Gli acquisti hanno generalmente tagli minimi da 1.000 quantità.
  • Il secondo modo con cui si possono comprare titoli di Stato è sul mercato secondario, cioè in borsa attraverso il MOT, il Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato, che è gestito da Borsa Italiana. È un portale online a cui si può accedere sempre tramite un intermediario finanziario, la differenza è che sul mercato secondario si possono acquistare i titoli già emessi e in circolazione, non solamente in un momento specifico ma ogni giorno in cui la borsa è aperta. Anche in questo caso l’importo minimo per l’offerta è di 1.000 quantità.

9. BTp e BOT: chi compra questi titoli?

Da anni la quota di risparmiatori privati sul totale che detiene il debito pubblico è più bassa rispetto a una ventina di anni fa, quando era intorno al 16%: attualmente è solo il 9%, nonostante una crescita negli ultimi tre anni. La quota più grande è detenuta dalle banche centrali: la Banca Centrale Europea e la Banca d’Italia ne detengono il 35% circa.

 

(Fonte Banca d’Italia)