
Solo 18 mesi fa, alla fine del 2022, la maggior parte dei gestori prevedeva un calo delle azioni a causa della stretta monetaria in corso e della possibile recessione. Invece, grazie a un’economia forte e al boom dell’IA che ha spinto le Borse, si è verificato un notevole recupero rispetto ai livelli di fine 2021.
Non è stato quindi facile per i gestori superare i rispettivi indici, date queste premesse. Infatti, l’84% dei fondi azionari globali non è riuscito a battere l’S&P World Index nel 2023.
Un esempio significativo viene da Piazza Affari: con una performance del 33,4%, battere l’indice per i fondi azionari italiani è stato praticamente impossibile, con il 98% che ha fallito. Per i fondi azionari focalizzati sugli Stati Uniti, la percentuale di quelli che non hanno battuto l’S&P 500 scende al 66%, comunque una “sconfitta” complessiva per i gestori attivi.
1. Sovraperformano in pochi: gestori in difficoltà
S&P afferma che “Sebbene la volatilità degli indici sia rimasta relativamente bassa durante l’anno, ci sono state sicuramente opportunità per i gestori attivi di ottenere rendimenti superiori al mercato tra paesi, titoli e settori. Infatti, la dispersione a livello di singoli titoli nell’S&P World Index ha registrato una media annualizzata di quasi il 25% nei 12 mesi del 2023, ben al di sopra dei livelli della maggior parte degli anni 2010, mentre la dispersione settoriale è aumentata al livello più alto degli ultimi dieci anni”.
Anche nel 2023, le azioni a grande capitalizzazione hanno dominato, contribuendo a rendere gli indici sempre più concentrati. In teoria, questo fenomeno dovrebbe aiutare i gestori e facilitare la selezione dei titoli. Tuttavia, la concentrazione aumenta il rischio di dipendere troppo da un numero limitato di società.
Tutto ciò ribalta “la proposta di valore dei fondi azionari gestiti attivamente” che “è spesso la loro capacità di guardare oltre le aziende blue-chip che ricevono pesi significativi nei principali indici popolari”, ha affermato S&P.
“Tuttavia, se proprio quei nomi di maggiori dimensioni arrivano a rappresentare una quota significativa del benchmark e continuano a sovraperformare, pochi fondi gestiti attivamente potrebbero riuscire a tenere il passo, a meno che non abbiano un’allocazione consistente in essi”.
2. Migliori chances sui bond, ma è sempre dura
I fondi obbligazionari attivi hanno generalmente maggiori probabilità di successo rispetto ai fondi azionari.
Tuttavia, nel 2023 solo i fondi specializzati in corporate bond sono riusciti per la maggior parte a battere il proprio benchmark, con una percentuale di sottoperformance ridotta al 23,58%.
Per i fondi obbligazionari societari europei, la percentuale di sottoperformance è salita al 53%, indicando una quasi parità tra i fondi che hanno superato l’indice di riferimento e quelli che non ci sono riusciti. Invece, l’81% dei fondi obbligazionari governativi europei non ha raggiunto il benchmark.
L’orizzonte degli ultimi tre anni è stato il più favorevole per i fondi obbligazionari attivi, con oltre il 50% che è riuscito a battere l’indice di riferimento. Tuttavia, nessuna categoria di fondo obbligazionario è riuscita a mantenere una probabilità favorevole di sovraperformance nell’orizzonte degli ultimi 5 o 10 anni, nonostante le migliori possibilità rispetto ai fondi azionari.